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Paolo Levi, da “Le allusioni del colore”, Editoriale Giorgio Mondadori, 2009

Allusioni e illusioni si sovrappongono e si separano quasi con rimpianto in queste ricerche di Franca Griva. In apparenza la pittrice è in costante bilico tra una figurazione che guarda all'infinita del cielo, interrotto e solcato da nubi inquietanti e luminescenti, e l'esigenza di risolvere la formulazione dell'immagine tramite un informale caldo e lirico. Griva tende a operare attraverso cicli tematici di pittura a olio, dai quali emana l'arcana suggestione di paesaggi velati di ombre, dove sprazzi di luce si alternano a profili di orizzonti inafferrabili.
È arduo affrontare le sue opere cercando una sua affiliazione da reperire nel museo dell'arte europea del Novecento. Se mai questi lavori rimandano a certe atmosfere romantiche di un Turner, dove governa l'incanto mutevole dei cieli. >> Leggi tutto icona pdf


Guido Davico Bonino, Catalogo mostra presso Fògola Galleria Dantesca, Torino, 2007

...il fascino dell'indefinito
Che cosa pretendiamo di vedere quando ci ostiniamo a rimirare di giorno, e a occhi nudi, l’immensa volta del cielo? Non lo spolverio di stelle che abbacinava il Pascoli de’ La vertigine o de’ Gli emigranti nella luna, quando, dai notturni veroni di Barga, con un canocchiale da dilettante in una mano ed una copia del Flammarion nell’altra, s’affannava ad esplorare la sterminata mappa delle costellazioni. Semmai, per trovare una risposta soddisfacente, dovremmo far ricorso al Leopardi dello Zibaldone: giacchè, come lui, ciò che ci cattura è il fascino dell’indefinito: “Da quella parte della mia teoria del piacere dove si mostra come degli oggetti veduti per metà, o con certi impedimenti ec, ci destino indefinite, si spiega perche piaccia la luce del sole o della luna, veduta in luogo dov’essi non si vedano e non si scopra la sorgente luce; un luogo solamente in parte illuminato da essa luce; il riflesso di detta luce, e i vari effetti materiali che ne derivano; il penetrare di detta luce in luoghi dov’ella divenga incerta e impedita, e non bene si distingua, come attraverso un canneto, in una selva, per li balconi socchiusi ec.ec..;..” (carte 1744-45).
Nel sempre eguale trascorrere d’ogni nostra giornata, dall’aurora al crepuscolo, ciò che infatti ci affascina, lasciandoci ogni volta attoniti, è il permutare lieve, quasi impercettibile, dell’aereo padiglione: il tenue chiarore di quando gradualmente albeggia, un inatteso, torbo annuvolarsi, un altrettanto imprevisto spazzar di sereno: e così via, in base ad una strabiliante coreografia di bagliori e mezzombre, di iridescenze e opacità: finchè tutto, con inesorabile lentezza, imbruna e s’attuffa nel buio.
Abbiamo, molto sommariamente, tentato di ricreare l’orizonte visuale del lavoro d’artista di Franca Griva che — con un’ostinazione che ha in sé qualcosa di severo, quasi una regola d’ascesi, ma senza abbandoni spiritualistici – si “lascia stupire” ad ogni epifania del cosmo aereo che ci sovrasta e, come un quieto grembo materno, ci ingloba... >> Leggi tutto icona pdf


Vittorio Sgarbi, da “I giudizi di Sgarbi - 99 artisti dai Cataloghi d’arte Moderna e d'intorni”, Editoriale Giorgio Mondadori, 2005

Franca Griva è pittrice di elegante spiritualità, che lavora con l’olio sulla tela in trame pittoriche dove prevalgono i toni brumosi dei cieli nordici. La sua poetica esprime la visione depurata di un paesaggio aereo illuminato da una luce a volte malinconica e abbuiata, in altri casi rarefatta e iridescente. Ma più che dipingere il vero, questa pittrice evoca atmosfere che il colore trasmuta in fraseggi modulati da larghe campiture. Conoscendo assai bene l’arte del colore, che nel suo caso coniuga prevalentemente tutte le possibilità cromatiche dei neri, dei grigi, dei bianchi e degli azzurri, Griva descrive con sapienza orizzonti bassi, percorsi da strati nuvolosi, a volte illuminati da improvvisi lampi cromatici. La sua vena lirica si esprime quindi in un’informalismo connotato da masse evanescenti, dove la lezione figurale si stempera in pura allusione, e nell’estrinsecarsi di una riflessione esistenziale. Si riconosce nelle sue composizioni il senso del ritmo e della sintesi compositiva, ma soprattutto la capacità di cogliere e restituire le variabili tonali e le sfumature che appartengono alla fluidità dell’aria... >> Leggi tutto icona pdf


Angelo Mistrangelo, Catalogo mostra presso Fògola Galleria Dantesca, Torino, 2003

Profondità dei silenzi
«…nella notte le grandi campagne si fondono
in un’ombra pesante
…» Cesare Pavese
La pittura di Franca Griva è intrisa di profondi silenzi, di sottili emozioni, di rievocanti sensazioni che esprimono l’essenza di una suggestiva visione della realtà.
Una realtà colta con un senso di appartenenza a una quotidianità reinterpretata, con il fascino indiscusso di un ricordo che diviene racconto e storia e incontro tra l’artista e un paesaggio diafano, appena delineato sulla tela, emergente dall’intensità del dato cromatico che trova nel colore nero il vero artefice della rappresentazione...>> Leggi tutto icona pdf


Paolo Levi, Catalogo mostra "Cieli e paesaggi" presso Fògola Galleria Dantesca, Torino, 1996

Franca Griva è una pittrice visionaria. In una società in cui la tecnologia più avanzata ha preso del tutto piede, si può guardare e vivere il paesaggio, ancora, con commozione? La risposta risalta in questi lavori dove l’impossibilità di vivere il presente con sentimento diviene felicemente possibile.
Franca Griva vive ed opera in chiave di memoria. Dal suo profondo ( nel senso freudiano del termine) viene in luce (fioca) un paesaggio struggente come filtrato dallo schermo del ricordo lontano, crepuscolare.
La tavolozza guarda al bianco, nero, grigio. A volte, a una simile gamma cromatica, quasi monocroma, si aggiunge come sfumatura l’arancione, messaggio astratto che annuncia alba o tramonti, la nascita o la morte... >> Leggi tutto icona pdf


Guido Davico Bonino, Catalogo mostra presso P.H. Gallery, Torino, 1991

«Dalla natura deforme — la foglia legittima fugge — l’ancora più non la tiene ..»
Così un poeta che, da qualche tempo, a torto o a ragione, non si legge più, Salvatore Quasimodo.
Ho subito pensato a questi versi, come d’istinto, quando due anni orsono Franca Griva mi ha mostrato i suoi quadri, primi nella ripresa della sua creatività pittorica, dopo una lunga pausa, superata la fase della formazione e dell’esordio giovanili. M’è parso, all’istante, di trovarmi dinnanzi ad un’arborea esplosione-ximplosione, al ricomporsi d’una trama vegetale uscita da un violento magma cromatico e, sotto l’impulso di non so quale forma-formante nella volontà della pittrice, riaddensatasi in profili e sagome di tutta verisimile credibilità (alberi da alberi, insomma), eppure segnati dal processo di una metamorfosi ancor visibile, sino ad apparire astratti e fortemente simbolici...
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